Quando Malak durante una uscita fotografica mi ha spiegato perché stesse fotografando la bandiera italiana di fronte alla scuola le ho proposto di scrivere la sua storia direttamente sulla foto. Tra le sfide che avevo lanciato a scuola c’era proprio quella di creare un’opera mixed media a base di fotografia, ma con l’integrazione di un altro media. Così ho riportato a Malak la sua foto stampata su carta fotografica e lei ha scritto, nella sua lingua madre e con grande pazienza, la STORIA TOCCANTE che VI CONSIGLIO VIVAMENTE di leggere qui sotto. Perché si cresce anche nel confronto con le storie degli altri, senza voltare la testa e ringraziando per quello che abbiamo. E il compito dell’arte e della fotografia è anche questo.
TRADUZIONE DEL TESTO DALL’ARABO:
“Mi chiamo Malak, sono Siriana, ho 18 anni e adesso vivo in Italia.
Sono emigrata dal mio paese circa nove anni fa e non nego che mi manca molto la mia patria e la mia casa.
Sono fuggita dalla Siria quando ero giovane e avevo circa 11 anni.
Non capivo cosa stesse succedendo.
Avevo solo paura.
La paura mi controllava.
Ho vissuto in guerra per 2 anni e mezzo. Ho visto scene molto difficili e terrificanti di cui fino adesso non riesco a liberarmi.
In questa guerra ho perso persone della mia famiglia e la mia migliore amica l’ho persa davanti ai miei occhi…
La mia casa è stata completamente distrutta.
Stavamo scappando da un posto all’altro e via via così per molto tempo, fino a che un giorno mio padre decise di lasciare la Siria perché non avevamo esaurito i posti dove scappare e nasconderci. Siamo andati in Giordania ma la strada non era facile. Siamo rimasti sul confine dormendo per strada per circa 4 giorni, dopodiché siamo riusciti ad entrare.
Ho vissuto in Giordania 5 anni e lì siamo stati considerati degli rifugiati: non ci lasciavano fare nulla, ci è stato proibito di lavorare. Ci minacciavano costantemente di riportarci in Siria.
Allora abbiamo presentato una richiesta all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Abbiamo aspettato un anno.
Poi ci hanno mandato l’approvazione e ci hanno detto che saremmo partiti dopo un mese.
E un mese dopo siamo arrivati in Italia.
Siamo andati a Roma e poi a Bologna.
Tutto quello che ho scritto qui fa parte della mia storia.
Quando ho scattato questa foto l’ho scelta per esprimere i miei sentimenti, perché ci ho messo 9 anni a cercare una patria che mi proteggesse e mi desse i diritti umani. E l’Italia è quella che mi ha dato tutto questo.
E adesso sono considerata una cittadina italiana”
Artwork by Malak Al-Shehadat. Handwriting on photographic paper. Realizzata durante un laboratorio di fotografia e mixed media tenuto da Simone Martinetto al Liceo Artistico F. Arcangeli di Bologna.